lunedì 13 ottobre 2008

Amor astratto e amor concreto

Il mio concetto di amor astratto e amor reale.

In questi giorni, mi capita di venire a contatto con cuori (ma quanti siete?) dilaniati tra opposte tensioni: di qua, l'amore che si conosce e che talvolta manda un odore di fiore appassito, incancrenitosi nella troppa acqua (non cambiata) della convivenza; di là, lo specchio scintillante dell'amore intonso, mai toccato, sfiorato forse, ma non colto, né reciso.

Non mi ergerò a giudice (figùrati), né ad arbitro: dico la mia. E naturalmente, mi metto in discussione per prima (seppure con lo sguardo rivolto all'indietro). Per provare a capirci qualcosa senza presunzione di risolvere alcunché; un'ipotesi di lettura, con un suggerimento finale, null'altro.

Andrò avanti col machete, perché questa è una selva perigliosa, di cui nessuno possiede il diserbante in grado di uccidere solo le piante infestanti e lasciar sane le buone.

1. Qual è il vostro concetto di amore? Come dovrebbe essere il vostro rapporto con l'altro/a?

Il mio è questo:


(questa e le successive immagini sono prelevate dal sito: http://www.allposters.it)
Edmund Blair Leighton, L'Elogio, 1901

Di che far scappare a gambe levate un uomo.
Ponetevi la domanda e saprete se la vostra risposta ideale coincide con l'uomo o la donna reali che avete accanto. E molti dubbi spariranno. Ma non basta.

2. Che rapporto avete con la vostra esteriorità?

Diego Velázquez La toilette di Venere, 1648-1651

Michelangelo Buonarroti, David, 1501-1504

Eh sì (veritiera o meno che sia tale immagine agli occhi degli altri poco importa): se voi vi vedete così, vuol dire che siete di quelli che non sono disposti ad accontentarsi. E non parlo del fisico altrui, parlo della consapevolezza di sé. Se invece vi sentite "brutto anatroccolo", avete un handicap in più: piacere in primo luogo a voi stessi.

3. Come vi vedete interiormente?
Così?


David Caspar Friedrich, Le bianche scogliere di Rugen, 1818


Oppure così?


Jacob Ruysdael, Mulino a vento a Wijk, 1670

Non sto a spiegare; non mi piace spiegare. Le immagini parlano meglio delle parole.
Ma se non siete - non vi sentite - come quell'abisso romantico e prepotente del tedesco più amato dell'Ottocento e vi riconoscete nel pacato e insieme delicato, malinconico del fiammingo più sconvolgente del XVII secolo... e vi innamorate del quadro opposto fattosi persona... Chi vince?

Perché, il rapporto amoroso è un rapporto di forza?
Sì.
Sì, lo è.
Si può contrattare, dominare o essere dominati, fuggire, mordere, fare la lotta, ignorarsi, tutto quello che volete, ma ci sono due forze, la vostra e la sua, che si incontrano e spesso si scontrano.
La personalità è una forza. La mancanza - anche - di forza è un tratto che va a pesare nella bilancia dei rapporti.
Se questo è il rapporto amoroso, sul signficato profondo dell'amore ho tutt'altro concetto, ma non basterebbero post su post...

Vabbè, e allora torniamo "a bomba",
4. come conciliamo tutto ciò con l'amor astratto?
Eccolo, l'amor astratto:


Ilhan Yildirim, Aleenstaande Boom, s.d.

Come si vede, non è astratto. Non del tutto. E già, ché quando si nutre nel cuore un amor di questo tipo, è un sentimento che si rivolge a qualcuno che corrisponde - perlomeno astrattamente - a un qualcosa di insoluto, di non ben precisato, ma che si incolla come carta da parati ad una persona ben concreta.

Che i sogni restino tali, è il mio suggerimento.
Pensate a quel fiore reciso che manda un cattivo odore fin troppo noto nella vostra casa. Quest'altro profuma... ma aspettate che sia reciso, colto, annusato.
Non è un invito alla rinuncia, bensì un richiamo alla realtà.

E se poi siete guerrieri, con una profondità da brivido e una incontenibile sicurezza di voi, se insomma non ce la fate più, buttatevi e rischiate; che vi debbo dire?

Ma l'amor astratto, l'amore ideale, sparirà. Comunque.

Il tutto secondo me, va da sé.

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16 commenti:

  1. ho un concetto dell'amore troppo troppo grande e mi serve per vivere ma talvolta mi impietrisco d'avanti a tanto cinismo...all'uso che se ne fa...e al consumo....ho avuto tre(sposata) grandi amori..so cosa vuol dire la quotidianetà, l'affetto...oggi sono delusa, disillusa...ma non demordo...e piuttosto che stare con un cretino...resto da sola (la mia famiglia sono gli amici) che tral'altro mi piace tantissimo...

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  2. Stella: fammi capire... il cinismo cui alludi è forse il mio?

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  3. no, no, il tuo post è interessantissimo....sono io che sto in un momento molto delicato...appena chiudo con un cretino me ne arrivano altri due ...;o)


    sono stanca!

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  4. Ah, perché altrimenti avrei esordito con un: "Parliamone".

    Ma tu te le sei fatte le domande? E ti sei data le risposte?

    E mammamia che sembro Marzullo!

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  5. comincio a vacillare e vaneggiare...incontro solo orchi...ma poi guarisco....;O)

    vedi i miei ultimi post;o)

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  6. è che io mi sopravvaluto!!!mi sento dio sceso in terra...sono stata fortunata ad avere tre amori importanti....pensa chi non ne ha mai avuto uno!


    cmq ci sarà da qualche parte del mondo un uomo che si avvicinerà a me...ancora una volta...

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  7. Ho visto i tuoi post. Li ho visti... e capiti.

    Parli con una che ha la sindrome della principessa sul pisello (grado zero di lettura)...

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  8. AVVISO AI NAVIGANTI: Potete rispondere anche non firmandovi, in qualità di "anonimi".

    Comprendo la riservatezza.

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  9. Io non riesco più a vivere rapporti amorosi come rapporti di forza. Non so, forse sono troppo pigro per amare così. E sì che in passato l'ho fatto, e sì che ho reciso il fiore e provato ad annusarlo, e ho morso, lottato, ignorato, patito. Oggi non vivo un rapporto amoroso, vivo un amore. Me la spiego così, la serenità che mi porta. Fra le domande, io riesco ad avere un'idea precisa della terza, e scelgo il fiammingo malinconico. Lo immaginavi, vero? :-)

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  10. Leggevo da qualche parte: "L'amore finisce prima o poi; il suo posto è preso dalla felicità". In senso largo, immagino si volesse dire. L'affermazione è consolatoria: si capisce che le due cose sono parenti; il tempo che passa, e trasforma le sensazioni, tutto ciò che si prova, non spaventa. Il futuro diventa rassicurante perché sennò nessuno potrebbe sopportare il vuoto che resta al posto dell'amore. Dunque, quella sensazione di fiori recisi che è propria della felicità...a me piace: Mi dà l'idea del calore delle cose che durano già da (bel) un po', che sono esistite, che sono calde: come l'odore della pelle un po' sudata di chi ami, il profumo di una maglietta dimenticata sullo schienale di una sedia...che ti riporta a una persona anche se non c'è, senza essere necessariamente il suo dopobarba o la sua colonia. "Riconoscibilità": è questa la parola d'ordine. "Indovinarsi"...
    E' una cosa bella. .

    Ma l'amore era sparito, nel frattempo, ricordate? Senza sofferenze, a volte succede anche questo, ma intanto non c'è più, al suo poasto la felicità, d'accordo.

    In quei casi, non pochi, non te ne accorgi fino al momento che ritorna, dentro un'altra sensazione. Profuma di fresco, sì, ma è un caso. "Torna": non semplicemente arriva. Si colloca con naturalezza nello spazio a sé deputato: nel vuoto lasciato dall'amore medesimo.
    Ed entra...quello entra, anche se non ne avevi bisogno. Non lo cercavi, non eri neanche "in crisi" o le crisi della vita non ti spaventavano per averne sempre affrontate.

    L'amore ha bisogno di tornare, di riacquistare fisicità in quel vuoto. Non ci puoi fare niente, devi restare a pensarci, ad accoglierlo. Anche se non lo cogli. E per questo resta astratto. Di pari dignità a quello concreto.

    Si prendono a gomitate tutti e due e peggio per chi ha il mal di testa.

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  11. Bart: lo immaginavo? Lo sapevo! ;)))

    Mariella: grazie per il tuo intervento. Fa pensare. ♥

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  12. Nel tuo concetto di amore c'è di che far scappare anche qualche donna, non solo uomini!
    Quante domande, sei andata avanti davvero con il machete, e chi come me un giorno si sente l'abisso del pittore romantico e un giorno il tranquillo paesaggio del dipinto fiammingo, un giorno la sua immagine riflessa le fa pensare che in amore i compromessi non esistono e un giorno guardandosi allo specchio pensa di non poter meritare molto, come fa?!

    Per chi ogni volta è un guardare i piatti della bilancia e decidere quanto si può ancora soffrire, per poter avere qualche momento di felicità, e dopo ogni lotta rimargina le ferite per poter affrontare di nuovo la sfida, ma sa che rimarginarle non vuol dire cancellarle?!
    Quando non si può tagliare con il machete insomma...che si fa?!

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  13. Porta pazienza, Clode: è l'età (la mia); si diventa un po' crudi e con gli occhi freddi. E non si usano mezzi termini, frasi graziose per raccontare la propria Weltanschauung.

    Tu sei giovane: hai tutto il diritto, la voglia e il batticuore di provare l'altalena, di saltare sui piatti della bilancia...
    A ciascuno il suo tempo.

    ♥♥♥

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  14. Il diritto forse sì, la voglia... non ne son sempre sicura...

    Non fraintendere, eh, mi è piaciuto molto quello che hai scritto, è che cercavo di rispondere alle domande!

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  15. Il post ha una logica inoppugnabile.
    Lasciamo perdere le origini della categoria di "amore" - che non sono poi così remote, né così universali - e veniamo proprio al dilemma amore astratto o concreto? C'è poco da fare: l'unico perfetto è il primo, ma perché... non esiste! Nel senso di diventare parte reale della vita. E' sbagliato allora coltivarne l'idea o il desiderio? Non è sbagliata la volontà in sé - chi non rinuncerebbe alla sua oasi in questo deserto che è l'esistenza? E' sbagliata la speranza di trasformare quell'albero in una foresta. Ma allora non si può vivere per sempre l'amore astratto? Ma sì, basta non coglierlo! Perché se lo si coglie, allora comincia tutta un'altra storia - si cambia paesaggio. Conclusioni per i più giovani: sperateci - ma non illudetevi.
    Conclusioni per i meno giovani: tradire può essere riprovevole, ma ha un senso - chiudere una storia per aprirne un'altra non è riprovevole, ma insensato. O almeno, occorre ricordarsi che il gioco diventa un altro, con altre regole e con altri punteggi. Conclusione universale... Be' quella ognuno se la deve trovare in proprio. Uno che vorrebbe essere saggio

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